sabato 13 maggio ore 21:00
Medea Agata Fabiano, Antigone Michela Pinacoli, Cassandra Marina Petti
Regia Marina Petti
Aiuto regia Gabriele Donzelli
Scenografia Gabriele Donzelli
Sofia Dordoni
Agata Fabiano
Anna Fabiano
Lorenzo Stagnoli
Costumi Anna Fabiano
Incisione e post produzione del suono Nicholas Celeghin
Testo originale di Marina Petti
Eximi(i)s è un atto unico composto da tre monologhi recitati da altrettante figure femminili, tutte appartenenti alla tradizione greca, preclassica e classica: Medea, Antigone e Cassandra. La prima è sicuramente la più nota, colei che si vendica dell’infedeltà maritale tramite l’uccisione dei bambini. Le altre meno. In una notte estiva insonne e accaldata mi è passato per la mente di far parlare queste donne antichissime, ma appena nate, perché immortali e sempreverdi nella coscienza dell’occidente, anche se rimosse, troppo rimosse. Antigone è la prima disobbediente civile. Ella rifiuta la legge barbara del Re, suo zio, di non dare sepoltura al fratello morto. In quanto Re può obbligarla; in quanto uomo maschio non ha il minimo dubbio che qualcuno, soprattutto una femmina, possa disobbedire alla sua volontà. Invece Antigone disobbedisce e viene condannata a morte. E ne è pure consapevole. Dunque una donna consapevole, libera, disobbediente. Folle per i tempi suoi, e ancor più folle per i nostri. E la sua follia consiste nella verità del cuore. Mi pareva quella notte che queste parole, consapevolezza, libertà, disobbedienza, cuore fossero del tutto in disuso nel nostro tempo. E allora Antigone, sì era necessario che parlasse di nuovo alle nostre coscienze.
Cassandra è nella mitologia la profetessa non creduta mai. Ella ha rifiutato le profferte del Dio Apollo, che ne era invaghito, e perciò è stata punita con il dono della preveggenza, cui lei anelava da tempo, ma accompagnata dalla incredulità delle persone cui avesse profetizzato qualcosa. Cassandra è sola: ella vede, sa, sa con certezza, ma nessuno le crede. Anche costei è libera, perché rifiuta Apollo, è disobbediente, è sapiente. La prima intellettuale del mondo occidentale. Mi pareva che neanche queste parole fossero molto alla moda nei nostri tempi. Soprattutto la pratica della cultura. E allora anche Cassandra doveva parlare. E Medea? Medea ha ucciso i figli, dice Euripide. Appunto lo dice Euripide, altre tradizioni dicono che li abbandona al padre traditore Giasone e scappa. Ma ad Euripide faceva comodo dire che fosse Medea la colpevole, lei che è già un personaggio anomalo e malvisto. Una maga, un medico in realtà, una sacerdotessa, una che scappa dal padre per amore per seguire Giasone e va in terra straniera, dove mai sarà ben accolta. Un’altra donna libera che dice alle sue concittadine che è stata tradita e che poiché è una femmina questo le costerà caro. Una femminista ante tempus ha detto qualcuno. Allora bisognava parlare anche di Medea e della sua innocenza. E poi insieme a questa genesi della storia di questi personaggi, l’ambientazione. Lo spettacolo si sarebbe svolto al buio, in realtà in una penombra, perché apparisse come la simulazione di una discesa dentro se stessi, come in una seduta analitica, nel buio della coscienza. Sulla scena nulla, a parte un tholos da cui le anime escono e nel quale ritornano. Il tholos è un ulteriore contenitore, una gabbia della coscienza o forse solo l’aldilà da cui queste anime escono per un momento, per poi tornarvi.